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PSICODRAMMA

Lo psicodramma analitico integrato è l'approccio che utilizzo all'interno dei percorsi di gruppo e nei laboratori espressivi. Tale metodo si basa sullo psicodramma “classico” (così definito per distinguerlo da altri stili sviluppati successivamente), sulla tecnica psicoanalitica e sulla bioenergetica. Questi tre approcci insieme sono un'ottima formula per il raggiungimento del riequilibrio e del benessere psico-fisico della persona, basandosi sulla loro validità ed efficacia come metodi terapeutici. 

“Un incontro di due: 
occhi negli occhi, volto nel volto.
E quando tu sarai vicino:
io coglierò i tuoi occhi,
e li metterò al posto dei miei,
e tu prenderai i miei occhi
e li metterai al posto dei tuoi.
Così io guarderò te con i tuoi occhi
e tu guarderai me con i miei.
Così persino la cosa comune impone il silenzio
e il nostro incontro rimane la meta della libertà:
il luogo indefinito, in un tempo indefinito,
la parola indefinita per l’uomo indefinito.”


J. L. Moreno

Lo psicodramma è stato creato dallo psichiatra austriaco Jacob Levi Moreno ed è considerato il capostipite tra le terapie espressive di gruppo e le tecniche attive. Tale metodo permette al soggetto di affrontare situazioni ripetitive e disfunzionali della propria vita, ma in un modo diverso dalla consueta terapia psicologica. Moreno, amante del teatro classico, attore e regista teatrale, durante alcune prove si accorse che alcuni attori riuscivano ad ottenere dei benefici dalle rappresentazioni sceniche. Scoprì il cosiddetto “effetto catartico” della scena teatrale, dando vita ad un nuovo stile di analisi del singolo. Grazie a tale metodo il soggetto riprende in mano “attivamente” la propria vita sfruttando due elementi: l'azione, che permette alla psiche di esprimersi, ed il gruppo, contenitore accogliente di ogni emozione espressa dal protagonista. L'incontro è il cardine di tutto: nella relazione si riscoprono gli elementi che hanno influenzato lo sviluppo della struttura psichica ed il modo in cui l'uomo li porta con sè nel mondo. Moreno aiutò le persone a riscoprire sé stessi togliendosi la “maschera”.

Il secondo contributo deriva dalla psicanalisi, con la sua attenzione alla rielaborazione dei conflitti intrapsichici. Gli elementi che emergono nelle sedute vengono interpretati con l'aiuto del terapeuta ed utilizzati per riequilibrare la struttura psichica, la differenza però sta nel farlo sulla scena, durante l'azione. Le pause della rappresentazione (soliloquio), come la condivisione finale in gruppo, permettono al soggetto di rileggere le pagine della propria vita, trovando significati ancora nascosti e nuove interpretazioni per il futuro. Conoscere come agisce la parte nascosta, l'inconscio, permette al protagonista di capire maggiormente il perché delle proprie azioni. In questo il gruppo diventa un elemento fondamentale perché attraverso la sua presenza permette al protagonista di fare un percorso individuale di contatto con le immagini introiettate che hanno influenzato la propria personalità. Come disse Moreno a Freud dopo che assistette ad una sua lezione nel 1912: "Ebbene, dottor Freud, io comincio dove lei finisce. Lei incontra le persone nel setting artificiale del suo ufficio. Io le incontro nelle strade e nelle loro case, nel loro ambiente. Lei analizza i loro sogni. Io do loro il coraggio di sognare ancora. Lei le analizza e le scompone. Io consento loro di agire i loro ruolo conflittuali e le aiuto a comporre le parti separate".

L'ultima sfumatura che completa il mio approccio deriva dalla bioenergetica di Alexander Lowen. Tecnica psicoterapeutica che si sofferma sul carattere dell'individuo e sulle espressioni somatiche, pone molta attenzione al corpo come tramite dei messaggi della psiche. Nella mia idea la considero come una cornice che permette allo psicodramma e alla psicoanalisi di coesistere. Come fece osservare Freud, l'Io umano è stato principalmente Io corporeo, siamo nati corpo prima che psiche; parole, pensieri e giudizi si sono aggiunti successivamente, ma ciò che siamo alla base è costituito da ossa, muscoli, terminazioni nervose e organi. Imparare ad ascoltare il proprio corpo permette di conoscere più da vicino la psiche, l'una non esclude l'altra, anzi, si compensano e si migliorano a vicenda. Nella ricerca del benessere deve esserci equilibrio tra questi due elementi, sono i poli opposti che hanno costituito la fonte della più grandi espressioni artistiche umane: mente, come razionalità, idea, pensiero, corpo come viscere, istinto, praticità. Trasportandole nella preistoria della filosofia: il mondo delle idee opposto al mondo sensibile.  

Abbiamo quindi Psicodramma, Psicoanalisi e Bioenergetica. L'approccio integrato permette proprio l'utilizzo di tecniche diverse per mantenere una visione più olistica della persona e aprire maggiormente le possibilità di analisi. 
COME SI SVOLGE LO PSICODRAMMA
Il processo psicodrammatico prevede tre fasi: riscaldamento, azione scenica e condivisione.

Riscaldamento: Fase iniziale in cui ogni membro del gruppo cerca di staccarsi momentaneamente dalle preoccupazioni del quotidiano, abbandona per un momento il mondo esterno per entrare nel gruppo. Lo scopo è riscaldare l'atmosfera per renderla calda e accogliente, abbassare le difese che utilizziamo nella società e permettere alle emozioni nascoste di esprimersi, con il corpo o con il pensiero. Il tutto tramite esercizi di riscaldamento corporeo, derivanti dalla bioenergetica ed altre tecniche attive di respirazione e riequilibrio corporeo. Considerando gli esercizi di solito suggerisco abiti comodi per concedersi maggior movimento possibile

Azione: l'azione potremmo paragonarlo al “ciak” di scena. Una volta trovato il protagonista (volontariamente o anche tramite una scelta condivisa in gruppo), si da il via alla scena psicodrammatica. Il terapeuta aiuta in veste di regista, permettendo al protagonista di affrontare qualunque argomento voglia; con l'aiuto degli Io-ausilirai (co-protagonisti) si costruisce maggior verità nella drammatizzazione, il pubblico rimane sullo sfondo ad osservare e collaborare in caso di necessità (ad esempio con i doppiaggi).

Condivisione: nell'ultima fase il protagonista ritorna in gruppo, riconosce gli sforzi fatti e cerca di trarre i significati importanti per lui/lei nel qui ed ora della scena. In condivisione si da spazio anche ai compagni di gruppo, i quali esprimono ogni tipo di emozione provata durante la scena. Il tutto è accentuato dal diverso ruolo mantenuto, come Io-ausiliario, come membro del pubblico o anche come doppiatore momentaneo. Ogni emozioni, pensiero (esclusi i giudizi) sono utili per offrire al protagonista una diversa prospettiva dei propri comportamenti, grazie al rispecchiamento nelle parole e negli occhi altrui.

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Studio Psiche e Drama
Via Mario Filippo Roussel, 4
33050 Gonars (UD)